SABATO 24 SETTEMBRE DURANTE INCHIOSTRI RIBELLI ALLA POLVERIERA CON FILOMENA FILO SOTTILE ALLE 16.30 PRESENTAZIONE DI "SENZA TITOLO DI VIAGGIO" E ALLE 21 SPETTACOLO TEATRALE "MOSTRE&FIERE"
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SENZA TITOLO DI VIAGGIO
Storie e canzoni dal margine dei generi
Rombi di tuono e lampi: entrano in scena tre streghe. Così comincia il Macbeth.
Di streghe ne vediamo anche qui, ma non compaiono all’inizio, né leggono il futuro a un condottiero scozzese. Queste streghe accolgono l’autrice – sorella nella buona e nella cattiva sorte – nella sterpaglia che costeggia il Sangone, torrente che dà il nome a una valle piemontese. È a loro che Filo racconta la sua storia, la storia che avete tra le mani, una battaglia partita per cinque lettere.
O – M – E – N – A
«Battaglia che forse, chissà, non ci sarebbe stata senza la lotta No Tav».
«Come? C’entra pure quella?».
«Manco te l’immagini, quanto c’entra».
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Le streghe ascoltano, commentano, consolano, preparano a Filo un brodo di erbe selvatiche. Anche loro hanno una storia e a modo loro la raccontano. L’unica cosa che non fanno è leggere il futuro. Perché, come diceva un fratello maggiore, the future is unwritten.
I confini di genere, come quelli tra nazioni, sono presidiati. Varcarli è un’impresa. I lasciapassare sono concessi di rado e a condizioni umilianti. Spesso le persone trans, non binarie e queer hanno necessità di passare comunque.
Come? Da clandestine. E a volte nei reticolati restano impigliati brandelli di nomi.
Senza titolo di viaggio narra di un’esplorazione di genere e spesso la canta, perché qui dentro c’è la punk e la folk. Un testo in bilico tra prosa e canzonette, dove s’alternano amarcord siculo-torinesi, teoria transfemminista e teatro di rivista, con le benedizioni di Judith Butler e Petrolini.
«La coscienza di sé, la ribellione ai diktat di genere, la gragnuola di coming out, l’autodeterminazione, la lotta contro la transfobia, sono tappe di un viaggio verso la riappropriazione e l’autogoverno dei corpi, degli spazi, dei tempi e dei territori, per vivere relazioni fuori dal dominio patriarcale e capitalista!».
«Bravx!».
«Grazie!».
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MOSTRE & FIERE
C’è vita fuori dalle caselle M e F. Irregolari in terre di nessuno. Occupanti delle zone di confine. Fuorilegge fra le tagliole dei generi.
Prima ancora di chiedere «chi sono?» la Norma intima loro di andarsene. Le creature mostruose turbano l’ordine costituito. Sono angeli, araldi, tamburine: recano l’annuncio di sconvolgimenti imminenti. E portano domande: chi costituisce l’ordine? chi traccia e dove i confini?
In Mostre & fiere si sottraggono alla lente dei microscopi, si alzano dai tavoli da vivisezione, evadono dalle gabbie in cui le rinchiude la Norma, raccontano il mondo visto dalla loro prospettiva e il brulicare di esistenze che prospera oltre la soglia.
Mostre & fiere è un freakshow di monologhi mutanti e canzoni grottesche di Filomena “Filo” Sottile. È andato in scena nel 2019 in forma di prova aperta. Ora, dopo essere diventato un pamphlet (La mostruositrans. Per un’alleanza transfemminista fra le creature mostre, Eris, 2020), torna in un’ulteriore incarnazione a infestare i palchi e a chiamare all’adunanza. Creature mostre delle galassie uniamoci.
“Mostre & Fiere”, Molo di Lilith, 28 aprile 2018. Foto di Enrico Auxilia
Quello che segue è un estratto da un articolo in cui si raccontano genesi e sviluppi dello spettacolo:
Alla sua prima uscita la cornice narrativa de La punk è solo abbozzata, si vede bene invece lo scheletro che la sorregge. Nella prima versione lo spettacolo è articolato in 14 diverse sezioni tematiche. Due di queste sono “corpo e sessualità” e “relazioni, amore”. Già dalla seconda data queste sezioni scompaiono. Compattare argomenti così enormi in poco meno di dieci minuti mi sembra assai riduttivo e quindi da subito mi riprometto di sviluppare quelle intuizioni in uno spettacolo dedicato. Apro una cartella, la nomino Sono molto preoccupata e comincio a infilarci dentro materiali e appunti.
In diretta da un pullman. Chat con la compagna Feminoska.
A metà febbraio, quando già mi sono fissata la prima prova aperta, sono costretta a cambiare programmi. Sono su un pullman, sto viaggiando fra Macerata e Roma e fisso inebetita il mio e-reader. le parole che nuotano sullo schermo sono quelle di Ciò che dissi a Victor Frankestein sopra al villaggio di Chamonix. Una interpretazione della rabbia transgender di Susan Striker.
Quel testo – potentissimo – fin da subito spariglia le carte. Mi costringe a guardare al materiale accumulato attraverso la lente della mostruosità e ciò che sembrava, di nuovo, la giustapposizione di monologhi e canzoncine idiote diventa uno spettacolo unitario. Il tutto trova un’ulteriore quadratura quando qualche settimana dopo, sempre grazie al lavoro di traduzione militante di Feminoska, incontro questo pezzo di Mia Mingus.
Lo spettacolo va in scena la prima volta il 28 di aprile 2019, si intitola Mostre & Fiere ed è una cavalcata scomposta nei cruenti campi di battaglia dei corpi, dell’autodeterminazione, della sessualità. Mostre & Fiere è una costola de La punk e, benché in nessun modo si possa definire un sequel, ne è anche una sua naturale prosecuzione.