Il complesso di Sant’Apollonia è situato in quel centro storico IN CUI, per uno studente o studentessa, in particolar modo fuori sede, oltre agli spazi studio, sembra mancare tutto. Sono decine di anni che questo luogo funge
da punto di riferimento e aggregazione giovanile, grazie alla presenza della mensa, dell’ampio chiostro col prato, delle logge ombreggiate dove studiarene rilassarsi ed è da sempre che la sua gestione opportunistica è oggetto di proteste.
È proprio nell’ambito delle mobilitazioni studentesche che denunciavano l’assenza di spazi studenteschi nei plessi universitari e non, che gli studenti e le studentesse dei Collettivi portarono alla luce le criticità della mensa e della gestione del plesso che la ospita. A seguito di presidi ed incontri falliti con le istituzioni, venne deciso di occupare due stanze chiuse da più di dieci anni riappropriandosi così direttamente di quei diritti che l’Università di Firenze e l'Azienda per il Diritto allo Studio Universitario, per motivi di bilancio e per interessi “altri”, stavano ignorando o cancellando.
La Polveriera Spazio Comune, nome scelto per lo spazio, e la sua assemblea di autogestione nascono però anche con un’altra necessità: quella di travalicare le mura universitarie per invischiarsi anche in questioni di politiche urbane.
Se l'università ha –e deve avere- una funzione sociale, deve dialogare col mondo che la circonda a partire dal contesto locale. Oggi più che mai non vi esistono spazi in cui sia possibile incontrarsi, con l’Università di Firenze da una parte che installa tornelli e confina i plessi nelle periferie, e la città dall’altra sempre più lontana. Da tempo, lo stabile è soggetto a tentativi più o meno riusciti di razzia da parte della Regione Toscana, che ha dichiarato e stipulato accordi segreti al fine di appropriarsene, chiuderlo al pubblico e farne sede di uffici. Nel 2018 venne poi chiuso definitivamente l’accesso al Chiostro della Badessa, senza preavviso e senza che ad oggi nessuno fra ARDSU, Regione e Fondazioni Regionali (con sede al piano terra terreno), se ne sia preso la responsabilità.
Grazie alla forza delle proteste nel 2019 la Regione decise di mostrarsi aperta al dialogo con realtà e soggettività gravitanti intorno al plesso e di farlo finanziando un Processo Partecipativo dal nome “Laboratorio Sant’Apollonia” nel quale sono state coinvolte le rappresentanze studentesche, l’università, gli abitanti del quartiere, associazioni della zona, ordini professionali e l’assemblea de La Polveriera Spazio Comune.
Nella seduta di Consiglio Regionale del 20 luglio 2020 sono state infine approvate le conclusioni del processo.
Da allora poco si sa della fine che ha fatto questo grande lavoro, visto che ogni tentativo d'incontro da parte dell'assemblea della Polveriera e delle Rappresentanze studentesche è stato declinato o ignorato. Non può che venire da chiedersi perché non vi sia modo di sapere quale sia la destinazione d’uso realmente decisa per gli spazi che ora, e da sette anni a questa parte, sono autogestiti, vissuti e che rappresentano una risorsa per il quartiere; perché non c'è modo di sapere quale è il destino per il Chiostro della Badessa e per l’intero complesso di Sant’Apollonia? Probabilmente si prova a nascondere ciò che a tutti e tutte noi è evidente da anni: la direzione intrapresa dalle istituzioni è quella di una privatizzazione sempre più diffusa degli spazi pubblici e dei beni comuni, sottraendoli a chi li vive.
In un’università la situazione risulta disagiante, con un'istituzione che non fornisce né spazi studio adeguati né spazi di socializzazione e che anzi monitora ogni accesso ai plessi attraverso i tornelli.
Sentiamo la necessità di riappropriarci del nostro diritto di studenti e studentesse affinché si possano frequentare gli spazi che ci spetterebbero di diritto.
Per questo vi aspettiamo domenica 13 all’aula studio dalle ore 12:00 dove in seguito terremo un’assemblea pubblica per confrontarci sulla questione e cercare una soluzione collettiva con il fine di tutelare tutti gli spazi.